Il progetto Resto al Sud 2024, introdotto nel recente Decreto-Legge Coesione, rappresenta un’importante misura di incentivazione per coloro che desiderano avviare nuove attività imprenditoriali nel Mezzogiorno e nelle aree del Centro Italia.
Il bando, gestito da Invitalia, promuove la crescita economica nelle regioni di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, oltre che in alcuni comuni delle Marche, Lazio e Umbria colpiti dai sismi, e in diverse isole minori.
Con una dotazione finanziaria che copre fino al 100% delle spese ammissibili, il prestito Resto al Sud prevede contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati, così da semplificare l’accesso ai fondi necessari per avviare nuove imprese.
Come funziona Resto al Sud 2024: requisiti e dettagli
Il progetto Resto al Sud, come anticipato, è una misura che ha come focus principale l’imprenditoria del Mezzogiorno. Prevede una serie di contributi economici, anche a fondo perduto e finanziamenti agevolati, con le seguenti caratteristiche:
- Un voucher di avvio non rimborsabile, in regime “de minimis”, è disponibile per l’acquisto di beni, strumenti e servizi necessari per l’inizio delle attività, con un limite massimo di 40.000 euro per le imprese con sede legale nel Mezzogiorno e nelle regioni centrali dell’Italia colpite dai terremoti del 2009 e del 2016. Se l’acquisto riguarda beni e servizi innovativi, tecnologici, digitali, o beni destinati alla sostenibilità ambientale o al risparmio energetico, l’importo massimo del voucher può aumentare a 50.000 euro per le imprese situate nel Mezzogiorno.
- Un contributo “de minimis” a fondo perduto, fino al 75%, è disponibile per programmi di spesa fino a 120.000 euro per le attività con sede legale nelle aree del Mezzogiorno e nelle regioni centrali dell’Italia colpite dai terremoti del 2009 e del 2016.
- Un ulteriore contributo “de minimis” a fondo perduto, fino al 70%, è disponibile per programmi di spesa compresi tra 120.000 e 200.000 euro, destinato alle imprese situate nelle aree del Mezzogiorno e nelle regioni centrali colpite dagli eventi sismici del 2009 e del 2016.
Per accedere ai fondi del Bonus Resto al Sud, i richiedenti devono rispettare specifici criteri. Innanzitutto, l’età dei beneficiari deve essere compresa tra 18 e 35 anni. Inoltre, è necessario risiedere nelle regioni del Sud Italia come Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, oppure nelle aree del Centro Italia colpite dai terremoti, tra cui Marche, Lazio e Umbria.
È ammesso, in aggiunta, anche il trasferimento in una delle suddette regioni entro 60 giorni dall’approvazione della domanda (che diventano 120 nel caso di residenza all’estero).
I richiedenti non devono essere titolari di altre attività imprenditoriali avviate prima del 21 giugno 2017, non devono aver movimentato una partita IVA nei 12 mesi antecedenti, né aver beneficiato di ulteriori agevolazioni nazionali per l’autoimprenditorialità negli ultimi tre anni. Inoltre, devono essere disoccupati o non avere un contratto di lavoro a tempo indeterminato, impegnandosi a non stipularne uno per tutta la durata del finanziamento.
Resto al Sud 2024 è quindi una misura concepita per finanziare le imprese del settore industriale e artigianale, o che si occupano della trasformazione dei prodotti agricoli, di pesca e di acquacoltura. Include inoltre, i servizi alle imprese e alle persone, il turismo, il commercio e le attività di libera professione.
Come presentare la domanda per il bando Resto al Sud 2024
Per accedere al finanziamento offerto dalla misura Resta al Sud 2024, le richieste possono essere inoltrate in qualsiasi momento fino ad esaurimento dei fondi disponibili.
I candidati, innanzitutto, devono registrarsi sul sito di Invitalia utilizzando il proprio SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale). Una volta effettuato l’accesso, sarà necessario compilare un dettagliato business plan, che descriva il progetto imprenditoriale nei minimi particolari. Saranno richiesti moduli specifici per imprese individuali o società, oltre a eventuali certificazioni per le attività libero professionali.
Per l’invio della domanda serve una firma digitale e una PEC (Posta Elettronica Certificata). Una volta inoltrata, Invitalia avvierà la valutazione dell’istanza, che dura generalmente fino a 60 giorni. Seguono la verifica dei documenti forniti e un colloquio online.
Se la domanda viene approvata, i fondi saranno erogati in due tranche: un primo 50% all’inizio del progetto e il restante 50% al completamento del programma di spesa.
Resto al Sud 2024 costituisce quindi una misura particolarmente utile per incentivare l’imprenditorialità nelle regioni meridionali e nelle aree svantaggiate del Centro Italia. Fornisce, infatti, un supporto finanziario concreto per la nascita e lo sviluppo di nuove imprese e contribuisce al rilancio economico di alcune zone specifiche.
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Resto al Sud 2024: Pro e Contro
Pro: Resto al Sud 2024 offre un sostegno finanziario significativo, con contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati che coprono fino al 100% delle spese ammissibili, favorendo così l’avvio di nuove imprese in aree economicamente svantaggiate. La misura incentiva l’autoimprenditorialità e contribuisce alla crescita economica locale.
Contro: I requisiti di accesso stringenti, come l’età, la residenza specifica e la necessità di non avere altre attività imprenditoriali avviate, possono limitare l’accesso a molti potenziali imprenditori. Inoltre, la complessità delle procedure burocratiche e i tempi di valutazione possono rappresentare ulteriori ostacoli per chi desidera avviare un’attività rapidamente.
Resto al Sud 2024: se l’impresa fallisce?
Nel caso in cui l’impresa avviata con il supporto del Resto al Sud 2024 fallisca, le conseguenze variano in base alla natura del finanziamento ricevuto. Per i contributi a fondo perduto, non è previsto il rimborso, a meno che non emergano irregolarità o frodi. Tuttavia, per i finanziamenti agevolati, gli imprenditori restano obbligati a restituire le somme ricevute secondo i termini stabiliti, anche in caso di chiusura anticipata dell’attività. È importante quindi valutare attentamente i rischi e pianificare con cura il progetto imprenditoriale per evitare difficoltà finanziarie future.
Domande Frequenti sul bando Resto al Sud
Cosa si può aprire con Resto al Sud 2024?
Con Resto al Sud 2024, è possibile avviare diverse tipologie di attività, tra cui imprese industriali, artigianali, di trasformazione dei prodotti agricoli, di pesca e acquacoltura. Sono inclusi anche i servizi alle imprese e alle persone, il turismo, il commercio e le attività di libera professione. L’obiettivo è incentivare la crescita economica e l’imprenditorialità nelle regioni del Mezzogiorno e in alcune aree del Centro Italia colpite da terremoti.
Quando scade la domanda Resto al Sud?
Non c’è una scadenza fissa per la presentazione delle domande per Resto al Sud 2024. Le richieste possono essere inoltrate in qualsiasi momento, fino ad esaurimento dei fondi disponibili. È consigliabile presentare la domanda il prima possibile per aumentare le probabilità di accesso ai finanziamenti.
Quali incentivi ci sono per aprire un’attività nel 2024?
Nel 2024, oltre a Resto al Sud, esistono vari incentivi per aprire un’attività, tra cui finanziamenti a fondo perduto, agevolazioni fiscali, contributi per l’innovazione tecnologica e il miglioramento delle infrastrutture aziendali. Programmi specifici possono variare in base alla regione e al settore di attività. È utile consultare i bandi regionali e nazionali per trovare le opportunità più adatte alle proprie esigenze imprenditoriali.
Quanti soldi vengono erogati con Resto al Sud?
Resto al Sud offre diverse opzioni di finanziamento non rimborsabile in regime “de minimis”. Per l’acquisto di beni, strumenti e servizi necessari all’avvio delle attività, le imprese con sede legale nel Mezzogiorno e nelle regioni centrali colpite dai terremoti del 2009 e del 2016 possono ricevere fino a 40.000 euro. Questo importo può aumentare a 50.000 euro per beni e servizi innovativi, tecnologici, digitali, o finalizzati alla sostenibilità ambientale o al risparmio energetico. Per programmi di spesa fino a 120.000 euro, è previsto un contributo a fondo perduto fino al 75%. Per spese comprese tra 120.000 e 200.000 euro, il contributo a fondo perduto è fino al 70%. In sintesi, “Resto al Sud” eroga contributi variabili in base al tipo di spesa e alla sua entità, con importi che possono arrivare fino a 200.000 euro.
Cosa succede se fallisco con Resto al Sud?
Se l’impresa avviata con il supporto di Resto al Sud fallisce, le conseguenze dipendono dal tipo di finanziamento ricevuto. I contributi a fondo perduto non devono essere restituiti, a meno che non emergano irregolarità o frodi. Per i finanziamenti agevolati gli imprenditori sono tenuti a restituire le somme ricevute secondo i termini stabiliti, anche in caso di fallimento dell’attività. È quindi fondamentale pianificare con cura e valutare attentamente i rischi del progetto imprenditoriale.